L’accesso al credito bancario dedicato alle imprese sta vivendo grossi cambiamenti in questi ultimi anni. Si è passati da una situazione favorevole, probabilmente irripetibile, ad una situazione, quella odierna, molto più complicata. Tra il 2020 e metà 2022 vi sono stati due fattori concomitanti che permettevano alla maggioranza delle imprese di potersi indebitare: da una parte il costo del denaro era nullo, dall’altra lo Stato aveva rafforzato in maniera significativa il sistema delle garanzie alle PMI. I due fattori, uniti alla necessità di reperire risorse post-Covid, hanno portato ad un effettivo aumento dell’indebitamento bancario delle aziende.
Il primo fattore, il costo del denaro, ha avuto una brusca modifica negli ultimi 18 mesi con un aumento dei tassi di interesse repentino: basti pensare che a giugno del 2022 l’Euribor a 3 mesi segnava ancora un valore negativo per poi salire di mese in mese fino a raggiungere la punta del 4% a settembre 2023, valore a cui si è assestato anche nei mesi successivi. Sul lato delle garanzie statali con lo scoppio della pandemia vi sono stati interventi legislativi che hanno ampliato, in modo significativo, le garanzie a disposizione delle PMI tramite il Fondo di Garanzia del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Tali garanzie sono state prorogate in maniera analoga anche nel post-pandemia, con scadenza dicembre 2023, al fine di supportare le imprese alle prese con le difficoltà concomitanti allo scoppio della guerra in Ucraina.
Lo scorso mese di dicembre il legislatore ha apportato modifiche, in vigore dal 1° gennaio 2024, che hanno visto delle restrizioni in termini di garanzie, che verosimilmente si accentueranno a fine anno considerando che la durata dell’intervento legislativo ha validità solo per il 2024. Alla luce del cambiamento delle garanzie, nonché la permanenza dell’elevato tasso di interesse, ci si aspetta un ulteriore calo delle domande.
Un fattore che potrebbe mitigare, almeno in parte, la riduzione dei finanziamenti, è la comparsa, negli ultimi anni, di nuovi operatori che hanno caratteristiche molto differenti dalla banca classica. Si dividono principalmente in due categorie: le Challenger Bank e le Fintech.
Le prime si caratterizzano per un processo di richiesta del finanziamento intermedio tra una banca tradizionale e le Fintech. La richiesta documentale è superiore a quella delle Fintech ma inferiore a quella delle banche tradizionali. Il processo decisionale, per quanto più veloce e snello, è comunque fatto da persone fisiche che analizzano la pratica. Seppur i criteri di merito creditizio siano differenti dalle banche tradizionali vi è comunque un processo analogo. Questi operatori – a volte nella fase iniziale, altre volte in quella finale – prevedono la visita dell’azienda da parte di un loro funzionario.
Le Fintech, viceversa, richiedono pochi documenti e hanno algoritmi automatici che filtrano una parte importante delle richieste. Già durante “l’on-boarding”, ossia la procedura di inserimento della richiesta nel portale della Fintech, la pratica potrebbe essere respinta. Solo se passa questa fase allora viene presa in mano da persone fisiche che effettuano la valutazione finale. Solitamente i documenti richiesti dalla Fintech sono molto pochi e i tempi di risposta sono nell’ordine di 15 giorni (salvo declino iniziale che, come detto, potrebbe avvenire in tempo reale).
Tanto le Challenger Bank quanto le Fintech utilizzano uno o più dei seguenti canali di approvvigionamento delle risorse finanziarie:
- raccolta diretta tramite propri conti correnti on line, soprattutto retail;
- apporto dato dai soci: molti di questi operatori hanno tra i propri soci banche tradizionali, fondi di investimento italiani o stranieri, confidi;
- cartolarizzazione: spesso questi soggetti, una volta erogati una certa quantità di finanziamenti con caratteristiche simili in termini di durata, importi, target di clienti, procedono con una cartolarizzazione dei finanziamenti raccogliendo così fondi per i finanziamenti successivi.
La particolarità comune sia a Challenger Bank che Fintech è che utilizzano criteri di merito creditizio non solo diversi dalle banche tradizionali, ma anche diversi tra di loro. Non è quindi infrequente che un’azienda risulti non finanziabile dalle banche tradizionali e dalla maggioranza di questi operatori, ma sia comunque finanziabile da uno specifico di essi.
Questi operatori si stanno diffondendo per alcuni indubbi vantaggi:
- Sono molto veloci grazie a risposte sulla concessione o meno del finanziamento richiesto che arrivano mediamente in 10-20 giorni e con l’erogazione avviene nel giro di 30-40 giorni.
- Sono molto snelli: chiedono pochi e ben determinati documenti senza impegnare le aziende e i loro consulenti nella produzione di un’ampia documentazione.
- Concedono ‘finanziamenti tondi’: non è insolito che la Fintech, o la Challenger Bank, si posizioni come l’istituto che finanzia più di tutti gli altri l’azienda. Diventa il primo istituto in termini di importi concessi, non può però mai essere il primo a livello temporale: questi operatori intervengono solo se almeno un altro istituto bancario ha affidato l’azienda.
- Non richiedono necessariamente che vengano fatti investimenti: finanziano anche la liquidità corrente, ossia il pagamento di fornitori, scorte e dipendenti.
Accanto a questi vantaggi abbiamo anche due principali svantaggi:
- Tutti questi operatori, in modo diverso tra di loro per scelte aziendali, costano di più rispetto al canale tradizionale. È fondamentale quindi, prima di utilizzare questo canale, calcolare bene la sostenibilità dell’operazione.
- Non sempre i criteri con cui questi operatori concedono il finanziamento sono chiari. A questo si aggiunge il fatto che alcuni di questi, in caso di esito negativo, segnalano il declino in CRIF, rendendo più complicate, o addirittura compromettendo, eventuali richieste successive. Diventa quindi fondamentale rivolgersi a professionisti autorizzati, quali i mediatori creditizi, per farsi assistere su come, se e su quale operatore fare la richiesta.
Questi nuovi operatori saranno in grado di sopperire all’inevitabile al calo di domande e delibere favorevoli? Risulta difficile crederlo in quanto i numeri espressi da questi operatori, per quando continuino a crescere a doppia cifra, continuano ad essere una goccia nell’oceano dei finanziamenti erogati dagli istituti di credito tradizionali.
Alessandro Reggiani